Intervista a Giuseppe D’Aprile, Segretario UIL Scuola
Supplenze: “per gli incarichi si useranno graduatorie falsate, le scuole resteranno schiacciate”.
“Ci risiamo. Le graduatorie provinciali per le supplenze per gli anni scolastici 2022-2024 ripropongono gli stessi errori del biennio precedente”. Giuseppe D’Aprile, neosegretario generale della UIL Scuola, subentrato a Pino Turi, è caustico: “Le falle nel sistema e le incongruenze legate alle Graduatorie provinciali di scuola non sono purtroppo un fatto nuovo – e per il terzo anno consecutivo si rischia di compromettere il diritto dei lavoratori con grave danno anche per la continuità didattica, tanto evocata da questo ministero”. Graduatorie senza titoli, servizi sbagliati sono, secondo il sindacato, tra gli errori segnalati più di frequente. “In altri casi non è stato riportato il punteggio pregresso o non si è tenuto conto dei punteggi ricalcolati dalle scuole nel biennio precedente. Errori che non possono essere di certo imputabili a compilazioni sbagliate da parte degli aspiranti ma ad una palese falla del sistema”.
D’Aprile aggiunge: “Questa è l’ennesima conferma che la tecnologia non può essere utilizzata come unica strada per un meccanismo così complesso come è quello delle supplenze. E se questo è l’inizio, figuriamoci cosa ci aspetta quando gli incarichi saranno conferiti utilizzando graduatorie falsate”.
Il balletto dei supplenti, “con contratti assegnati e poi revocati – prosegue D’Aprile – l’inasprimento del contenzioso, che ha già visto l’amministrazione soccombente lo scorso anno scolastico, scuole già oberate da una burocrazia schiacciante che si devono adoperare in pochissimo tempo nella convalida di migliaia di domande che nella stragrande maggioranza dei casi viene effettuata in modo massivo, tanto poi il problema sarà del dirigente scolastico al primo incarico del supplente: è un rimbalzo di responsabilità non più accettabile”.
E non mancano le polemiche e i mal di pancia legati alla novità, ormai sulla bocca di tutti, del cosiddetto insegnante esperto, figura introdotta con il Decreto legge Aiuti. Si tratta di “8.000 docenti esperti e gli altri tutti sottopagati”, protesta la Uil Scuola”, che aggiunge: “Non servono premi ma risorse per il contratto e subito”. Il governo, spiega D’Aprile in una nota firmata congiuntamente con FLC CGIL, CISL Scuola, Gilda Unams e Snals Confsal, “trova nuove risorse per finanziare la figura del docente esperto, un meccanismo selettivo degli insegnanti che riguarderà solo 8.000 lavoratori all’anno e che la categoria ha già bocciato con lo sciopero generale del 30 maggio scorso. La scuola non può andare avanti con 8.000 docenti esperti, dopo un percorso selettivo che dura 9 anni, mentre funziona quotidianamente con centinaia di migliaia di docenti sottopagati. È evidente che si trovano i soldi per tutto tranne che per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro scaduto da oltre 3 anni. Sarebbe invece il momento di dare un segnale forte al mondo della scuola finanziando adeguatamente il rinnovo. È un fatto acclarato che le retribuzioni medie dei docenti italiani sono troppo basse, sia rispetto a quelle dei colleghi europei, sia rispetto a quelle degli altri lavoratori del pubblico impiego a parità di titolo di studio. E’ intollerabile, dunque, che su questo tema la politica continui a far finta di niente”.
Segretario Giuseppe D’Aprile, intanto viene creata la figura del docente esperto
“Nella bozza del decreto legge attraverso un colpo di mano che interessa ottomila docenti, tra dieci anni e si crea un meccanismo competitivo che offende l’intero corpo docenti. A scuola lavora un milione di persone che con dedizione tutti i giorni si recano a scuola per farla funzionare. Questo meccanismo competitivo non è la ricetta giusta per far funzionare la scuola anche perché a parere mio il docente che va in classe per fare lezione è come se si autovalutasse davanti ai tuoi alunni. E poi non si può insegnare a insegnare. Attraverso questi meccanismo non si può insegnare a insegnare. La didattica è altro, è il rapporto empatico che si crea tra alunni e docenti”.
Non si può però dire che le cose vadano sempre benissimo
“Assolutamente no. Ma non si può partire da questo”.
E da cosa bisogna partire, secondo lei?
“Intanto il Covid non ci ha insegnato nulla. La pandemia ha evidenziato problemi già esistenti e noi avremmo dovuto farne tesoro. Nel periodo del Covid la scuola era entrata al centro dell’agenda del governo, poi il nulla. Noi chiediamo da sempre la soluzione definitiva del precariato e dei problemi legati al reclutamento, chiediamo la riduzione degli alunni per classe, la valorizzazione del personale tutto della scuola, magari eliminando gli sprechi, chiediamo meno burocrazia e più didattica. E, tornando al Covid, vedo che nessun provvedimento fisso, nessun sistema di sanificazione, duraturo nel tempo, sono stati adottati, e così noi rischiamo di non farci trovare pronti. Tutto si poteva realizzare ma evidentemente a nessuno è invece interessato farlo. Noi comunque chiederemo al nuovo governo – e anche prima lo chiederemo alla classe politica – di avere il coraggio di dirci che cosa vorranno fare della scuola. Proprio per questo, abbiamo organizzato per il prossimo 8 settembre un incontro dei nostri quadri sindacali invitando tutti i partiti politici a confrontarsi su tutti i temi esposti”.
Veniamo al precariato e ai concorsi
“Purtroppo il decreto sul reclutamento ha calpestato la professionalità dei docenti rischiando di trasformarlo in somministratori di contenuti elaborati da altre persone. Perché l’autonomia didattica non è più in mano ai docenti. Mi riferisco alla Scuola di alta formazione. L’autonomia deve recuperare la centralità della didattica e gli aspetti dell’autonomia sono rappresentati da una seria progettazione dell’offerta formativa e anche da una personalizzazione dell’insegnamento. Gli insegnanti devono essere liberi da produzione cartacea inutile, per esaltare un sapere degli alunni più critico e meno nozionistico. Poi c’è la questione della carriera. La carriera non è misurabile e invece si pensa a una premialità per pochi e competitiva. Nella scuola non vedo una formazione legata alla carriera e anche addirittura incentivata: non è così che si può pensare di portare maggiore qualità in classe. L’idea di differenziare la retribuzione dei docenti con la formula degli scatti anticipati non piace a noi della Uil scuola. La scuola statale è altro e noi abbiamo il compito di convincere chi la pensa diversamente. Io penso che i nostri interlocutori politici debbano essere persone che conoscono sia la scuola sia i veri problemi che la scuola affronta tutti i giorni. E invece temo che stiamo allestendo la punta dell’albero di Natale trascurando le radici dell’albero, che prima o poi crolla. Stiamo pensando ai massimi sistemi mentre in molti paesini bambini e maestre fanno i conti con le pluriclassi. Come fanno a legiferare, i nostri politici, se non conoscono la situazione della scuola? E non parliamo di tutto il resto. Avere rispetto dei ragazzi e dei docenti significa avere rispetto del Paese intero il cui futuro passa attraverso la scuola”.
In tema di concorsi e graduatorie la situazione non delle migliori
“Il sistema dei concorsi ha dimostrato la sua precarietà e il suo fallimento. Riceviamo tutti i giorni delle segnalazioni relative ai quesiti le cui risposte date dal ministero sono errate e hanno indotto gli aspiranti docenti a sbagliare. Il sistema è fallimentare e ci porta a un sistema meramente nozionistico. Quanto alle Gps, ci risiamo. Anche per i l biennio 2022- 24 si ripropongono gli errori degli anni precedenti. Siccome non c’è un controllo a monte, s’inasprisce il contenzioso e la revoca delle supplenze si ripercuote non solo sui docenti ma soprattutto sulla continuità didattica. E’ successo due anni orsono e sta succedendo ora. Sarebbe necessario dare il tempo agli uffici di correggere gli errori prima dell’assegnazione degli incarichi per evitare il balletto dei supplenti che inevitabilmente si ripercuoterà sulla continuità didattica degli alunni”.
Bisogna ammettere che gestire le scuole con un milione di persone non è cosa facile
“Certo, però si fa poco. Durante le campagne elettorali la scuola torna a essere al centro dell’attenzione dei nostri politici ma puntualmente viene poi dimenticata e ha una scarsa considerazione successivamente”.
A che punto siamo con le trattative sul rinnovo del contratto?
“Non stiamo trattando, non ci sono trattative. Non ci sono i presupposti per la sottoscrizione di questo contratto perché le risorse disponibili non sono sufficienti per recuperare neanche il potere d’acquisto aggravato dall’inflazione”.
Non ci sono i soldi?
“A conti fatti si parla di 87 euro lordi medi pro capite. Ma io dico che invece di investire risorse per il docente esperto, che è il tema di questi giorni, occorrerebbe investire sulle persone. Occorre aumentare la retribuzione dei docenti non per collocarci nella media dei colleghi europei ma perché le persone tutte che lavorano nella scuola si meritano un aumento dello stipendio legato alla dedizione e alla professionalità con la quale svolgono questo lavoro. Nella segreterie scolastiche, ad esempio, il lavoro è aumentato a dismisura. Il problema è che la gente non lo sa e invece il lavoro, grande, che si fa nelle scuole ogni giorno, andrebbe valorizzato. Se pensiamo che il ruolo della scuola è insegnare agli alunni a inserirsi nella società, proprio da qui dovremmo partire”.
Un pensiero agli studenti, che dovrebbero essere i protagonisti della scuola. Rispetto alla narrazione più diffusa, come vedete voi, dal vostro osservatorio, il livello degli apprendimenti?
“La società civile si fa un’idea che non é quella che viene dai media. I programmi della scuola sono favolosi. Da genitore, io ne vedo la differenza con quelli europei e come genitore tocco con mano la validità degli apprendimenti. La scuola prepara al futuro, insegna a pensare, è il luogo di confronto dove avvengono le socializzazioni, dove s’intrecciano le relazioni che preparano alla vita di relazione nella società. A scuola s’impara l’uguaglianza sostanziale, senza competizione. Peraltro, ritengo sia straordinario il lavoro di tutti gli operatori della scuola: nel momento in cui un collaboratore scolastico dice a un bambino di non buttare la carta per terra, quel collaboratore scolastico sta educando il bambino. E’ molto importante che non traspaia il messaggio di una scuola che non è, che non trapelino una narrazione e un pensiero comune che non corrispondono alla realtà. Il lavoro del docente non finisce dopo la campanella, non è così. Solo persone che non conoscono la scuola possono dire questo. La scuola merita una maggiore centralità. Anche con le pluriclassi di cui dicevo prima, i docenti e i bambini vanno a scuola tutti i giorni. Volente o nolente, a settembre tutti si va a scuola per fare quel che c’è da fare. Si pensi alla didattica a distanza. Tutti sanno che non siamo stati d’accordo con la Dad e con la Did. Ma la didattica a distanza ha avuto un pregio: ha portato la scuola a casa degli italiani e i genitori hanno potuto verificare la qualità della scuola italiana”.