Violenza negli Istituti tecnici e professionali della Lombardia. I dati della Uil Scuola
” La Uil: la media degli interventi di servizi sociali e polizia e dei risarcimenti delle famiglie più alte che nel resto d’Italia Un insegnante: “Banchi rotti a pugni, atteggiamenti irrispettosi. Manifestano a scuola un disagio nato nelle famiglie. Centinaia le segnalazioni, poche le denunce per non sfigurare”.
di Salvo Intravaia da La Repubblica Milano 17/02/2023
Furti, atti di bullismo e di vandalismo. E ancora: infrazioni ai regolamenti d’istituto, aggressioni e minacce ai docenti. Sono soltanto alcuni degli episodi che si consumano quotidianamente nelle scuole lombarde che i presidi provano a fronteggiare come possono. In prima linea gli insegnanti che il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha deciso di tutelare attraverso il patrocinio dell’Avvocatura dello stato. A fornire uno spaccato di quello che accade nelle scuole della regione è Abele Parente, a capo della Uil scuola Lombardia.
“Riceviamo centinaia di segnalazioni che però non sempre vengono denunciate alle autorità per non dare una brutta immagine della scuola. Spesso ci sentiamo dire: non importa, basta che paghino i danni”.
Loro, i docenti, evitano quando possono di rivolgersi alle autorità: tentano di far comprendere ai diretti interessati gli errori che commettono per evitare che li ripetano. Ma sono costretti a sopportare umiliazioni e perfino minacce. Maria e Patrizia ( nomi di fantasia) insegnano nella stessa scuola, un istituto superiore di Cremona.
“Ne ho viste di tutti i colori – dice la prima – banchi rotti a pugni da studenti in preda a crisi di nervi e atteggiamenti irrispettosi. Ormai quasi non me ne accorgo più. I ragazzi manifestano così il loro disagio e spesso la famiglia non li ascolta ” .
Alla collega è andata peggio. ” Un giorno – racconta – ho trovato una frase ingiuriosa nei miei confronti scritta sul muro della classe. Individuati i responsabili, è scattata la sanzione disciplinare. Ma i genitori si sono rifiutati di risarcire la scuola che ha dovuto provvedere a cancellare la frase con fondi propri”. Parente snocciola una serie di numeri.
Al liceo i dati delle scuole lombarde non si discostano troppo da quelli nazionali: un istituto su cinque è dovuto ricorrere all’aiuto dei servizi sociali, nel 6 per cento è stato necessario ricorrere all’intervento della pubblica autorità e nel 7 per cento le intemperanze degli studenti hanno prodotto sanzioni economiche a carico delle famiglie. Nei tecnici e nei professionali le cose peggiorano. In questi ultimi, i servizi sociali sono di casa: nel 58 per cento dei professionali hanno coadiuvato dirigenti e prof, contro una media nazionale del 48 per cento. Le famiglie che hanno dovuto risarcire la scuola, contro una media nazionale del 13 per cento, salgono al 18 per cento. E l’intervento della pubblica autorità è stato necessario nel 28 per cento degli istituti, 8 punti in più della media nazionale. Anche negli istituti tecnici della regione la situazione è più grave rispetto alle medie nazionali. Il 15 per cento delle famiglie lombarde è stato chiamato dal dirigente scolastico a risarcire il danno causato dal figlio o dalla figlia (a livello nazionale la media scende all’11) mentre nel 47 per cento degli istituti ragazzi più esagitati hanno scontato la sanzione inflitta dal consiglio di classe con lavori utili alla scuola. La media nazionale è più bassa di 11 punti: il 36%. Gli ultimi casi di cronaca descrivono le scuole come veri campi di battaglia. Lo scorso mese di ottobre, all’istituto superiore Abba- Bellini di Brescia due ragazzi si picchiano in classe per una sigaretta elettronica. Mentre al Ponti di Gallarate uno studente disegna una svastica sulla cattedra e colpisce al volto la professoressa. A dicembre, gli studenti dell’istituto Luxemburg di Milano lanciano uova contro gli insegnanti per protesta. E qualche giorno fa Terre des homme ha rivelato che il 43,2 per cento dei ragazzi e delle ragazze lombarde è stata vittima di bullismo o cyberbullismo. Un record.
“Contro gli episodi di violenza – dichiara Parente – bisogna intervenire creando comunità con i ragazzi e coinvolgendo le famiglie, che sono l’altro anello debole della catena. In alcuni istituti i genitori non si presentano ai colloqui perché non ne sono a conoscenza. La tecnologia è gestita dagli alunni e così non va bene. Ci sono alcuni quartieri milanesi come Lampugnano, Quarto Oggiaro o Comasina dove la dispersione scolastica raggiunge il 40 per cento. Occorre recuperare quel prestigio sociale che spetta all’istruzione – conclude Parente – partendo da una retribuzione adeguata ed elogiando l’ottimo lavoro che tutti i giorni viene svolto nelle nostre scuole”.