Il nuovo tutor dell’orientamento. La UIL SCUOLA: non ne abbiamo bisogno
Dal DM 328/2022 arriva una nuova figura destinato alle scuole superiori. Si tratta del tutor dell’orientamento, rivolto agli alunni delle classi III, IV e V delle scuole secondarie di II grado.
Di cosa si occupa? Aiutare ogni studente a rivedere le parti fondamentali del proprio percorso di studi, compiendo attività personalizzate, documentando lo sviluppo delle competenze, e riflettendo sulle prospettive future. Il tutor dovrà anche costituirsi consigliere delle famiglie nei momenti di scelta dei percorsi formativi e delle prospettive professionali degli studenti, avvalendosi del supporto dell’orientatore. Quest’ultimo, invece, non avrà nessun percorso di formazione, sarà uno per istituzione scolastica e un compenso da 1500 euro ad un massimo di 2000 euro annui lordo stato.
Per essere selezionato come docente tutor, è necessario avere cinque anni di anzianità di servizio con contratto a tempo indeterminato, aver svolto compiti rientranti in quelli attribuiti al tutor scolastico e manifestare la disponibilità ad assumere la funzione per almeno un triennio scolastico. È prevista una formazione iniziale di 20 ore, con un esame finale, e ai docenti selezionati saranno garantite ulteriori attività di accompagnamento.
L’amministrazione prevede circa 40.000 tutor che saranno retribuiti con un compenso annuo lordo compreso tra i 2850 e i 4750 euro, a seconda del numero degli alunni affidati ad ogni singolo tutor.
Riportiamo nelle seguenti tabelle un calcolo preventivo di quanto potrebbe essere la retribuzione oraria sia del docente TUTOR che dell’ORIENTATORE:
La Uil Scuola Rua ritiene che la figura del tutor non sia necessaria nella scuola e non risolve i problemi veri e seri presenti.
I tutor esistono già all’interno delle scuole, ma i docenti dovrebbero essere valorizzati con un aumento di stipendio per il lavoro che svolgono, compreso quello di tutoraggio. Le vere urgenze per la scuola sono la chiusura delle questioni giuridiche del contratto, la valorizzazione dell’esistente, la semplificazione burocratica, la garanzia di stabilità ai precari e la costruzione di percorsi professionali aderenti alle diverse figure della comunità scolastica. È importante agire su queste questioni, altrimenti si rischia di creare soluzioni inutili che piacciono solo a Bruxelles, ma non risolvono i veri problemi della scuola pubblica italiana.