Perché punire
Serie tv come Mare fuori, “le canzoni che parlano di carcere, delinquenza, detenzione e pena calamitano i giovani, li entusiasmano, li appassionano al punto da alimentare le loro fantasie e i loro orizzonti, circostanza che rende perplessi molti genitori ed educatori. Una squadra di professori del liceo di scienze umane Rousseau di Roma ha deciso di cavalcare questa curiosità (…). Prendendo spunto dal personale bagaglio culturale dei loro studenti, in questi mesi gli insegnanti hanno intrapreso un percorso che attraversa etica, legalità, giustizia, pena, proporzionalità, provando a rispondere alla spinosa domanda: ‘Perché punire?’”.
…….. Ad aprile scorso, nell’ottica di allargare lo sguardo e di fornire nuovi elementi di analisi e critica, il liceo ha invitato nella sua aula magna l’avvocato Flavio Rossi Albertini, legale, tra l’altro, di Alfredo Cospito, detenuto al 41bis. All’inizio del confronto i ragazzi hanno letto alcuni passaggi delle letture fatte nel corso dell’anno e hanno invitato Rossi Albertini a commentarle. L’avvocato ha esordito citando La colonna infame: “Giacché è men male l’agitarsi nel dubbio, che il riposar nell’errore”. Propendere verso l’innocenza del condannato in situazione di incertezza è un’attitudine mentale che dovrebbero sposare tutti i giudici, in nome del In dubbio pro reo.
Qual è il senso della pena detentiva? In carcere la rieducazione è un’affermazione vuota, perché non esiste una spesa pubblica tale da consentire ai detenuti di fare percorsi virtuosi. Gli educatori sono pochi, gli strumenti riabilitativi scarsi, le possibilità di trovare un collocamento lavorativo adeguato quando si esce dalle galere quasi nulle. In media un detenuto costa alla collettività trecento euro al giorno, denaro speso per permanere in un bagnomaria di noia e violenza, di piattume e nevrosi, in una condizione in cui la possibilità di trasformazione verso la restituzione in una società dei liberi, per chi non ha strumenti propri, è pari a zero.
…..Seguendo filone letterario: Dostoevskij fu punito dallo zar ma poi all’ultimo momento salvato dallo stesso sovrano, solo perché era un nobile.
La mafia si combatte con il lavoro, con i libri, con la cultura, con il contrasto alla dispersione scolastica, lo scrittore di Recalmuto lo ha espresso in più occasioni. Cosa è stato fatto dallo Stato per andare verso questa direzione? Non creare condizioni e attività per drenare l’acqua che alimenta la pianta mafiosa e puntare tutto sul 41bis vuol dire non volere guardare alla realtà, ragiona Rossi Albertini, perché se lo strumento fosse stato efficace, dopo trenta anni di attuazione avrebbe combattuto e forse eradicato l’attività mafiosa.
Qualche anno fa a Napoli i giovani proprietari di una libreria del centro storico di Napoli A&M bookstore libreria del centro storico di Napoli, a due passi dai vicoli di Forcella, decisero di regalare molti dei loro volumi invenduti ma anche alcuni testi di prima uscita ai ragazzi del Carcere di Nisida di Napoli. E fu un successo, per i giovani detenuti che accolsero con entusiasmo il dono e per la città. Ne parlarono tutti i giornali , ne parlarono così tanto che una settimana dopo la libreria venne vandalizzata fu l’avvertimento della camorra. ” Non ce ne andremo – dissero Anna e Marco – i proprietari della libreria. Con sudore e debiti l’abbiamo acquistata”.
Quache tempo fa sono passata a trovare quei ragazzi: sono ancora lì in risposta alla camorra , la risposta sana della città. E per il quartiere sono ancora un punto di ritrovo per bambini e ragazzi.
Già i I ragazzi di oggi che guardano fiction come Mare fuori, ascoltano trap e navigano sui social ma per tanti di loro il viaggio, comune, è verso la legalità.